Pubblichiamo questo articolo già apparso sui media, mesi or sono, del signor Tarcisio Cima, perchè lo riteniamo importante per la causa di Castione. Portarlo a conoscenza di un più ampio pubblico pensiamo che sia cosa giusta.

Ringraziamo il signor Cima per l'autorevole contenuto e contributo.

 

Lacrime di coccodrillo

Forse sarebbe più dignitoso se la smettessimo di lamentarci per come abbiamo maltrattato il territorio urbano e suburbano ticinese. Perché sono in gran parte lacrime di coccodrillo. Il coccodrillo che, dopo aver dilaniato per l’ennesima volta le carni vive della vittima, versa lacrime abbondanti, nell’attesa – brevissima – che gli ritorni l’appetito. Certamente tutte lacrime di coccodrillo sono quelle versate per deplorare la disordinata proliferazione dei centri commerciali. Quasi tutti, compresi molti di coloro che l’hanno voluto e attuato in prima persona, criticano quanto è stato fatto: l’aver sacrificato ai centri commerciali – nella più completa anarchia - il Pian Scairolo, la Piana di San Martino a Mendrisio, ampie zone sui due lati del Piano di Magadino (da Camorino a Quartino, da Riazzino a Tenero), una vasta area a Castione, senza contare gli innumerevoli insediamenti, vecchi e nuovi, sparsi per ogni dove. Eppure si continua allegramente a costruire, a progettare, a discutere di nuovi insediamenti. Alcuni di essi, i più grossi, sono ora abbinati alla costruzione di un nuovo stadio per il calcio, ormai diventato il moderno cavallo di Troia per introdurre nella mai sazia “citta-Ticino” nuovi centri commerciali.

Non so se in Ticino siano necessari uno o più nuovi stadi. Può anche darsi che lo siano. Ma il politico che si batte (legittimamente) per l’uno o l’altro progetto deve sapere - e deve dirlo ai suoi elettori – che anche uno solo, ovunque lo si realizzi, quali che siano i promotori iniziali e l’abbinamento con altre attività, entro poco tempo resterà interamente sul gobbo dell’ente pubblico, cioè dei cittadini. Non ha insegnato niente la travagliata vicenda degli impianti di risalita? Nel solo Bellinzonese addirittura tre ubicazioni si contendono, con fortune alterne, l’ambita realizzazione. Nessuno demorde, ognuno continua imperterrito ad investire energie e risorse finanziare pubbliche e private. Al momento attuale sembra avere il vento in poppa il progetto di Castione. Qui una società italiana propone il modello della “città-mercato”, meglio conosciuto in Italia con il nome di “outlet”: un investimento da 250 milioni di franchi, oltre un centinaio di negozi di ogni genere su 50'000 mq di superficie, con l’aggiunta delle strutture ed attività più disparate: 4-5 ristoranti, sale gioco, bowling, spazi per manifestazioni, wellness, poliambulatorio medico, laboratorio dentistico polivalente, ufficio di rappresentanza comunale, perfino una “città dei bambini”, dove questi verranno parcheggiati - per non disturbare gli acquisti degli adulti - e potranno “imparare ad impastare e cuocere il pane o a fabbricare il cioccolato”. E lo stadio in aggiunta, ormai quasi solo come “optional”. Pure una “città del sesso” nei paraggi?

A me sembra che l’offerta di centri commerciali in Ticino sia già ora sovrabbondante, abnorme perfino, rispetto alle necessità dei ticinesi, dei turisti che soggiornano in Ticino, di quelli che lo attraversano e pure di quelli che ci vengono solo per gli acquisti. È mai possibile che non riusciamo a vedere e a porci un qualche limite in questo campo? Veramente riteniamo sensato e sopportabile per il territorio realizzare a Castione un gigantesco complesso commerciale che, nelle intenzioni dei promotori, vuole attirare 5 milioni di clienti all’anno, un terzo dei quali dovrebbe provenire da 200-300 km di distanza, a 2-3 ore di trasferta in auto? Siamo sicuri che l’attuale interesse degli italiani per gli acquisti in Ticino rimarrà tale nel tempo? Non ha insegnato nulla la storia delle altalenanti fortune (e sfortune) del commercio di frontiera nel Mendrisiotto? Più che a nuovi insediamenti, non sarebbe meglio pensare a mettere un minimo di ordine e di qualità nel marasma di quelli esistenti?

In Ticino abbiamo ancora pregevoli centri di città e di borghi, la cui vitalità è però sempre più minacciata dal moltiplicarsi di centri di acquisto ai loro margini. Pensiamo a recuperare e valorizzare, anche dal punto di vista commerciale e turistico, quel prezioso patrimonio originario, piuttosto che inventarci nuovi mostruosi surrogati artificiali nell’immediata periferia.

A Castione la “città-mercato” dovrebbe sorgere su quella che oggi per il Piano regolatore comunale è zona industriale. Una zona industriale piuttosto dimessa ed “incasinata” come tante altre, ma che rappresenta forse l’ultima area di una certa ampiezza - ed ottimamente posizionata - sulla quale si potrebbe organizzare ed attrezzare una moderna zona industriale degna di questo nome. Non c’è programma di partito, non c’è politico che non proclami la necessità di mantenere e sviluppare un settore industriale forte e competitivo, di puntare sulle tecnologie più avanzate e sugli ambiti di attività più promettenti; attorno alla lotta per la salvaguardia delle Officine di Bellinzona è nata l’idea di costruire un “polo tecnologico” dedicato al settore dei trasporti ferroviari. Ma dove le mettiamo poi tutte queste belle attività, se ogni spazio pianeggiante ancora disponibile lo riempiamo di depositi, di magazzini e di centri commerciali?

Tarcisio Cima

 

GdP 20.03.2010

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